Inno alle Aurore (Rgveda IV, 51)
L'inno è un
bellissimo esempio di poesia religiosa tratta dal Rigveda.
Il
testo presenta una struttura complessa e un registro linguistico
aulico che riflette il contenuto solenne dell'inno.
La caratteristica più
importante dell'inno consiste nell'uso della formularità, cioé
nella ripetizione uguale o quasi uguale di versi (o parti di versi)
della poesia. La formularità è una caratteristica della
poesia religiosa arcaica in una fase di sviluppo della civiltà
letteraria definita orale-aurale,cioé destinata alla
trasmissione mnemonica dei versi e all'apprendimento da parte di un
uditorio che ascolta. L'uso della formularità costituisce una
tecnica di supporto che agevola la memorizzazione in una fase in cui
si fa parco uso della scrittura e consente la trasmissione orale
anche di migliaia di versi (si pensi ai versi omerici,nell'ambito
della cultura greca, trasmessi per secoli a memoria, senza il
supporto di alcun elemento scrittorio e interamente caratterizzati
dalla ricorrenza di versi formulari). Un esempio chiaro di
formularità è quello in cui si descrivono le Aurore
come “del cielo figlie fulgenti” o, altrove, con qualche
variante, “pure, splendide, luminose” o “candide,
pure, luminose”, concetto questo, riferito all'Aurora, che
compare anche nell'epica omerica dove, con un verso formulare
analogo, l'Aurora è definita “figlia di luce”.
1 Ecco
che il molteplice splendore ad oriente dalla tenebra,
vario
venne fuori; ora del cielo le figlie lucenti il sentiero
approntarono, le Aurore,
agli uomini.
2
Sorsero variopinte le Aurore ad oriente come pali piantati
nel
sacrificio, del recinto della tenebra le porte esse splendide
spalancarono,
le pure luminose.
3
Splendide oggi risveglino i munifici per distribuire favori,
esse, le Aurore dispensiere di doni; entro l’oscurità
gli avari
dormano
senza destarsi, dalla tenebra in mezzo…
5
Voi, o dee, coi ben aggiogati cavalli andate in giro agli
esseri
sempre, risvegliando, o Aurore, il dormiente, il bipede
e
il quadrupede vivente, all’azione.
6
Dove e chi fra di esse è quella antica da cui furono stabilite
le leggi del Rbhu?
Poiché splendide lo splendore esse recano,
non
vengono distinte, simili ed immortali..
8
Esse giungono insieme dall’oriente, dallo stesso luogo
insieme diffondendosi; dell’ordine cosmico, le
dee, dalla sede
destandosi,
come greggi di mucche le Aurore si mettono in moto.
9
Esse dunque invero insieme uguali, immutate nel loro colore,
le
Aurore procedono; nascondono il mostro nero con i lucenti
corpi,
le candide, pure, splendide.
10
Una ricchezza, o del cielo figlie fulgenti, accompagnata
da
discendenti date a noi, o dee; dal riposo ad opera vostra
ridestati,
di una virile figliolanza i signori dateci di essere.
11
Ciò a voi, del cielo figlie fulgenti, chiedo, o Aurore,
facendo
a me segnacolo del sacrificio: dateci di essere gloriosi
fra
gli uomini, e questo il cielo compiano e la terra diva.
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